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Cor 13 novembre 2021
Denuncia del sindacato: servono più infermieri
In Sardegna servono più infermieri e la riforma della sanità li garantirà soprattutto per la prossimità e a tutela del territorio. La Federazione degli ordini incontra il presidente della Giunta Solinas e l’assessore regionale alla sanità Nieddu


CAGLIARI - «Dal primo gennaio chi assiste sul territorio, finora lasciato a se stesso, dovrà solo occuparsi della salute dei cittadini, altri si preoccuperanno della burocrazia e per quanto riguarda gli infermieri daremo ampio spazio a quelli di famiglia e comunità: ci vuole una figura professionale in grado di garantire prestazioni che garantiscano un vero filtro verso l’ospedale». Non ha dubbi sul rilancio della professione infermieristica il presidente della Giunta della Sardegna, Christian Solinas, che ha incontrato a Cagliari durante la sesta tappa del Congresso nazionale itinerante della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche, il Comitato centrale FNOPI.

«E’ impensabile – ha aggiunto Solinas - non porre un argine ai carichi di lavoro attuali, cresciuti per l’eccessiva carenza di personale. Finora abbiamo assunto tutti i professionisti che abbiamo potuto, ma ora non ce ne sono più e non abbiamo alcuna intenzione di andare a pescare all’estero. Nei nostri programmi ci sono da subito almeno 3.300 nuove assunzioni tra le varie professioni sanitarie, di cui gli infermieri rappresentano la gran parte. Quello che ci vuole – ha detto - e in questo senso ho già avanzato proposte a livello nazionale, è una moratoria sul numero chiuso nelle facoltà: il meccanismo della formazione attuale proprio non va». Una linea d’azione condivisa dall’assessore alla sanità della Sardegna, Mario Nieddu, che nel suo saluto all’inaugurazione del primo museo filatelico al mondo dedicato alla professione interimistica che ha tagliato il nastro a Villamassargia (Carbonia Iglesias), ha confermato le parole di Solinas e annunciato che la riforma della sanità sarda vedrà tra i protagonisti – già convocati per l’analisi e il dibattito – gli ordini degli infermieri.

La riforma - confermata e supportata dal Consiglio regionale, come ha sottolineato Michela Pais - il suo presidente si adeguerà anche alle previsioni del PNRR con la previsione nelle Case della Comunità di team multidisciplinari e professionali di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialisti, infermieri, psicologi, assistenti sociali e altri professionisti della salute. Secondo la bozza di riforma illustrata da Nieddu e su cui l’assessore aprirà da subito il confronto con le professioni, è prevista l'attivazione di ulteriori 48 Case della comunità nelle aree attualmente sprovviste, di cui 45 da finanziare attraverso il Pnrr, mentre le restanti tre attraverso ulteriori risorse da reperire. Attualmente sono attive 14 Case della comunità.

Gli infermieri poi sono i protagonisti degli Ospedali di comunità, strutture territoriali a degenza breve di massimo 15-30 giorni e gestione, appunto, infermieristica, rivolte a pazienti con problemi di salute di bassa complessità, che richiedono un'assistenza infermieristica anche notturna e che, per motivi diversi, non possono essere curati al domicilio. «La scelta della Sardegna di mettere mano rapidamente alla struttura e all’organizzazioni dei servizi è sicuramente il passo migliore da compiere verso una sanità proattiva e di prossimità, più vicina ai cittadini – afferma Barbara Mangiacavalli, presidente FNOPI - . Tuttavia il primo passo per poter realizzare tutto questo è risolvere, come ha sottolineato il presidente Solinas, le forti carenze di personale: le nuove strutture previste dal PNRR rischiano altrimenti di essere contenitori privi di contenuto che per dare un nuovo passo all’assistenza è rappresentato dai professionisti».

«Tutto grazie anche al Recovery Plan - ha proseguito - che stanzia risorse importanti proprio per implementare le cure di prossimità e che fa esplicito riferimento a strutture come gli ospedali di comunità a gestione infermieristica o alle Case di comunità dove gli infermieri hanno notevole peso e anche alle centrali operative territoriali, il cui coordinamento andrà affidato in base ai veri bisogni emergenti della popolazione». «Il Governo - ha detto ancora - con lo stimolo delle Regioni, può introdurre tutte le misure per potenziare gli organici infermieristici e per stabilizzarne l’inquadramento contrattuale: oggi la media degli infermieri per mille abitanti è di circa 5,7, mentre nei paesi dell’OCSE supera 8,5: la carenza in Italia raggiunge le 63mila unità».

«Le leve su cui agire per l’implementazione degli organici – spiega Mangiacavalli - sono prima di tutto quelle della rideterminazione del fabbisogno formativo, che già per il prossimo anno accademico le stesse Regioni hanno indicato più alto dei posti messi a bando dal MUR: di infermieri non ce ne sono più, bisogna formarli e anche in senso specialistico,. Poi la ridefinizione dello staffing (organizzazione del personale) con standard adeguati. E un occhio particolare – aggiunge - ci vorrà nel contratto dove Comitato di settore e sindacati dovranno trovare le giuste strade per implementare e dare risposte alle varie previsioni che incidono sulla progressione di carriera e sulla retribuzione che oggi è tra le più basse d’Europa. I responsabili delle Regioni – e la tappa sarda del Congresso itinerante lo ha confermato - hanno dimostrato particolare attenzione e condivisione nei nostri confronti e ora si darà il via a una serie di incontri per la definizione delle singole problematiche».
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