Il Comune di Sassari è il primo ad aderire al progetto di Rumundu: «I giovani al centro per trasformare la Sardegna in un laboratorio internazionale di pace»
SASSARI - Trasformare la Sardegna in un laboratorio internazionale di pace, dialogo e cooperazione tra giovani provenienti da contesti di conflitto e fragilità. È l’obiettivo di Sardinia Peace Island – Building peace, growing futures, il progetto promosso da Rumundu in collaborazione la Regione Sardegna. E da oggi anche il Comune di Sassari, primo in Sardegna, è entrato ufficialmente a far parte del progetto attraverso la sottoscrizione del Manifesto per la pace e la cooperazione internazionale. Con la firma da parte dell’assessore alla Programmazione, Giuseppe Masala, «Sassari si conferma come città costruttrice di pace», come ha detto l’esponente dell’amministrazione Mascia al momento di firmare il documento insieme a Stefano Cucca, fondatore di Rumundu e promotore dell’iniziativa.
«È un investimento sui giovani, il tentativo di attivare percorsi di consapevolezza, sensibilizzazione e coinvolgimento attraverso l’incontro e il confronto con giovani che arrivano da territori molto meno fortunati del nostro», ha poi aggiunto Masala. L’adesione del Comune di Sassari rafforza la rete dei partner istituzionali del progetto e conferma la volontà della città di contribuire attivamente a iniziative che promuovono la cultura della pace e della nonviolenza, valorizzano il protagonismo giovanile, attivano percorsi di cooperazione internazionale, generano impatti positivi sulle comunità locali e rafforzano il ruolo della Sardegna come hub mediterraneo di dialogo e sostenibilità. L’amministrazione comunale supporterà le attività del progetto sul territorio, facilitando il coinvolgimento delle scuole, delle associazioni, dei centri culturali e delle realtà giovanili della città.
«La pace è un atto concreto, non un’astrazione», è la riflessione da cui parte il sindaco di Sassari, Giuseppe Mascia. «Sassari ha nel suo dna l’accoglienza, l’inclusione e il dialogo tra culture – aggiunge – aderire a Sardinia Peace Island significa mettere queste radici al servizio di una visione più ampia, che guarda al Mediterraneo e al mondo con responsabilità e speranza».
Fondata nel 2013 da Stefano Cucca, Rumundu è oggi un incubatore green e un laboratorio di innovazione sociale attivo in oltre 23 Paesi. Negli anni Rumundu ha maturato un’esperienza rilevante in programmi di cooperazione internazionale, in particolare tra il Medio Oriente e l’Africa, dove ha coinvolto circa 425 giovani in percorsi di creazione d’impresa, leadership sostenibile e autoimprenditorialità. Parallelamente, l’associazione ha ospitato in Sardegna oltre 300 giovani provenienti da Paesi attraversati da conflitti, fragilità o gravi criticità socio-economiche, offrendo loro opportunità di formazione, dialogo interculturale e progettazione condivisa.
Il progetto Sardinia Peace Island coinvolgerà partner quali il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, le Università di Cagliari e Sassari, l’Anci Sardegna, i 377 Comuni dell’isola, Nazioni Unite, l’Unione europea e le principali reti mediterranee. Il progetto vede la Sardegna come un ponte naturale tra popoli e culture, un luogo sicuro e neutrale dove giovani sardi, mediterranei e internazionali possano incontrarsi e conoscersi attraverso esperienze interculturali, formarsi in residenze di 3-6 mesi su leadership sostenibile, cooperazione e imprenditorialità etica e partecipare a programmi universitari e di ricerca applicata, sviluppando progetti di pace e startup ad impatto sociale. «Partire dai giovani significa ripartire dalla speranza», sottolinea Stefano Cucca. «In un tempo in cui i conflitti aumentano e le istituzioni faticano a trovare risposte condivise, la Sardegna sceglie di proporre un modello diverso – aggiunge – e di trasformare la propria storia e identità in un laboratorio di pace e rigenerazione».
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