Il 30 ottobre, alle ore 20.30, nel “Palazzo di Città”, a Sassari. In programma anche l’incontro con il regista Massimiliano Mazzotta
SASSARI – Venerdì 30 ottobre, alle ore 20.30, nel “Palazzo di Città”, a Sassari, è in programma la proiezione del film “Oil” (ingresso fissato a tre euro), con la partecipazione del regista Massimiliano Mazzotta, con cui è previsto un incontro. La serata, si inserisce nell’ambito delle giornate di discussione, partecipazione e lotta “Prove di un mondo diverso”, promosso dalle associazioni “La Città di Ar”, “Aperta Mente” ed il “Circolo Ilaria Alpi”, con l’adesione e la partecipazione del Gruppo di acquisto solidale “Merci dolci” di Olmedo, della “Banca Etica”, di “Emergency”, dell “Libreria Odradek/interno4” e della “Collettiva Femminista”, con il patrocinio del Gruppo La sinistra, Rossomori, Comunisti in Consiglio Regionale.
Si tratta di una video-inchiesta sulla raffineria “Saras”, del gruppo “Eni”, insita nel Comune di Sarroch, paese di cinquemiladuecento abitanti, che si affaccia sul golfo di Cagliari, a pochi chilometri di distanza dal capoluogo isolano. Come spiegano gli organizzatori dell’evento, «Questa raffineria, la più grande del Mediterraneo, sorta nei primi Anni Sesanta nell’ambito del Piano di Rinascita e di proprietà della famiglia Moratti, aveva un’estensione di centottanta ettari, che col tempo si sono moltiplicati sino ad assorbire, con oltre ottocento ettari di stabilimenti vari, la quasi totalità del territorio comunale. Fino a pochi anni fa la raffineria era autorizzata ad emettere sino a quattordicimila tonnellate di emissioni l’anno, poi ridotte alla metà».
Secondo la tesi portata avanti nel film, «tra tali emissioni vi sono il benzene e l’idrogeno solforato, entrambi altamente cancerogeni, oltre che estremamente tossici. Praticamente gli abitanti del paese vivono in simbiosi col polo petrolchimico, coi suoi rumori, coi suoi miasmi, coi suoi veleni; tra le case e le ciminiere vi sono non chilometri ma, in certi casi, poche centinaia di metri. Forse per questo il dottor Annibale Biggeri, intervistato nel film, ha riscontrato tra i bambini del posto una modificazione a livello di dna, qualcosa che spaventa solo a pensarci. Inutile dire – sottolineano -che l’impatto ambientale di tale impianto si è rivelato col tempo devastante per le persone e l’ecosistema. Le patologie tumorali e le affezioni croniche dell’apparato respiratorio sono altissime rispetto alla media nazionale».
Stando al quanto viene spiegato nella pellicola, non solo la salute dell’uomo, ma anche quello dell’intero eco-sistema sarebbe in pericolo. «Le viscere degli agnelli hanno odore di petrolio, e così i pesci della zona, fin quando li pescavano. Da notare che, negli anni si è assistito non già ad un passaggio ad uno sviluppo più rispettoso dell’ambiente, ma ad un ampliamento delle attività di raffinazione petrolifera».
Gli organizzatori spiegano che, anche a causa della disinformazione, «la cittadinanza crede che la raffineria esista quasi per diritto divino, che così debba essere nei secoli a venire e che i morti siano il prezzo da pagare, una specie di moderno sacrificio umano, mentre a Milano i padroni del vapore contano i miliardi. Nel 2000 – proseguono - entra in funzione l’impianto “Igcc” della “Sarlux”, che smaltisce le scorie della stessa Saras, scorie altamente tossiche e di difficile smaltimento (il cosiddetto filtercake) ma che, per il nostro stato criminogeno sono considerate (unico caso in Europa) “fonti rinnovabili” e quindi vengono usate per produrre energia elettrica, sovvenzionata dallo stato con la truffa dei “Cip6”, gli stessi incentivi usati per assimilare gli inceneritori alle “fonti rinnovabili” e vendere l’energia elettrica prodotta in modo altamente inquinante (nanopolveri) al triplo del prezzo di mercato».
Il film del giovane regista di Lecce prende le mosse, quasi casualmente, da una sua vacanza nella zona risalente all’estate del 2007 e che lo condurrà a tornare diverse volte nel paese adiacente alla raffineria per sviluppare una vera e propria inchiesta sugli effetti dello stabilimento sulla salute della popolazione, sulla base di interviste dirette, testimonianze, nomi e cifre.
Il documentario inizia con una breve prospettiva storica mostrando la trasformazione della zona, da prevalentemente agropastorale con forte disoccupazione a tipicamente industriale, con circa la metà degli abitanti di Sarroch impiegati in raffineria ed un aumento del benessere economico diffuso. E subito iniziano le interviste, vera colonna portante di questo esempio di cine-giornalismo.
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