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Stefano Idili 14 dicembre 2004
Franca Masu fa sognare e riflettere con Pregàries
L´artista algherese riporta alla luce dei filmati straordinari e crea un film dal titolo “Pregàries”, documentario estratto dagli inediti di Don Giovanni Gallo che sarà proiettato nel Museo d’Arte Sacra di Alghero, tutti i giorni, fino al 15 gennaio


ALGHERO - Il Museo Diocesano d´Arte Sacra, insolitamente affollato, ha ospitato sabato scorso la presentazione del film documentario "Pregàries". Dal numero di ospiti si è subito percepita l´attesa che si era creata attorno all´evento, ideato e realizzato da Franca Masu, cantante algherese che con questo lavoro ha voluto omaggiare Alghero. Il progetto è stato promosso dal Comune di Alghero, in particolare dai Servizi Culturali, dalla cooperativa Mosaico, dalla Diocesi di Alghero Bosa, dall´Azienda Autonoma di Alghero.
Dopo essere stati travolti dall´emozione e dalla passione trasmessa dal lavoro, l´artista algherese ha risposto ad alcune domande che le abbiamo posto dopo aver assistito alla proiezione in anteprima di sabato.

Come è nata l´idea e l´ispirazione per realizzare questo film documentario su Alghero?
«Questo lavoro nasce - risponde Franca Masu - dopo aver visto Sonos e Memoria qualche tempo fa. Quella visione mi provocò una notevole emozione e attrazione per quel tipo di comunicazione . Però, oltre la felicità, mi rimase dentro anche un po´ di tristezza e amaro perché della mia città, all´interno di quel documentario, se ne vedevano solo pochi minuti. Quella fu la scintilla che accese in me la passione di realizzare un progetto simile, ma completamente su Alghero. Da allora mi sono posta come obbiettivo la ricerca di materiale che rendesse omaggio alla mia città. Volevo però che non si trattasse dell´Alghero da cartolina, ma la vera Alghero. Dunque ho fatto alcune ricerche presso l´Umanitaria, La Cineteca Sarda e presso altre biblioteche ma niente, però non trovavo ciò che mi soddisfava».

È vero che quasi la totalità del materiale è stata trovata, quasi per caso, a casa di Don Gallo?
«Dal 1997 ho iniziato una sorta di ricerca porta a porta. Nel percorso trovai il materiale di Arturo Usai, che aveva venduto all´AAST, ma non andava ancora bene. Era l´Alghero da cartolina, già turistica. Ma come accade nei racconti più incredibili, ad un certo punto traslocai nel centro storico di Alghero. Il fato volle che nel palazzo dove mi trasferii viveva anche Don Gallo. Andai a trovarlo per altri motivi, quando mi accorsi che possedeva decine e decine di videocassette che raccontavano la cittadina catalana. Non credetti ai miei occhi. Gli chiesi se potevo consultarli, e lui con grande gentilezza me li concesse, addirittura quasi sollevato dall´alleggerirsi di quell’ingombro. Ma seppur incredibilmente contenta del ritrovamento, appena visionai il materiale mi accorsi che la qualità era pessima. Ma non mi perdetti d´animo, ed inizia a selezionare il materiale che mi interessava tralasciando ovviamente le riprese private riguardanti la famiglia di Don Gallo. Due episodi li utilizzai nel concerto che tenni al teatro Civico di Alghero, prima e alla fine dell´esibizione».

Chi ha contribuito, dal punto di vista tecnico, per la per la definitiva realizzazione del progetto?
«Per lavorare su questo materiale mi dovevo rivolgere sicuramente a dei tecnici che rendessero più fluida possibile la messa in onda ed il montaggio con delle tecniche moderne. Allora mi rivolsi a due giovani brillanti esperti del settore, i registi Antonio Macciocco e Giovanni Indriolo. Subito i due si sono buttati a capofitto sul lavoro, insieme a me, e hanno realizzato un miracolo, soprattutto se si tiene conto delle condizioni, non certo buone, delle fonti».

Come mai è stato deciso di rappresentare la devozione degli algheresi, e soprattutto dei pescatori, per la Madonna di Valverde?
Tutto il materiale raccolto doveva servirmi per il progetto che da quando vidi Sonos de Memoria mi prese l´anima e cioè la realizzazione di un film documentario su Alghero, da titolo "Gent de l´Alguer", che raccoglieva materiale del periodo ´48 ´58. Dieci anni di storia algherese, incentrati sui pescatori e sul ruolo delle donne in quella società post conflitto mondiale. Ma mentre mi accingevo a selezionare il materiale per il film, mi stavo accorgendo che stavo tagliando una fetta importante di scene religiose. La maggior parte riguardavano la totale e identificativa devozione popolare degli algheresi per la madonna di Valverde. Questo mi colpì molto e mi fece riflettere sulla possibilità di realizzare un documentario ad episodi sulla religiosità contenuta nel materiale in mio possesso. Da qui inizia il percorso realizzativo di Pregaries».

Invece per quanto riguarda la sonorizzazione, come si è proceduto alla realizzazione delle musiche?
«Subito nacque il quesito su come fare il commento sonoro. Mi chiesi con con cosa accompagnare queste fantastiche scene di totale devozione religiosa verso la madonna di Valverde di cittadini e pescatori di Alghero. La musica sacra sarebbe stata troppo referenziale, però non bisognava correre il rischio di far perdere la giusta atmosfera al filmato. A questo punto scelsi di affidarmi totalmente ai musicisti che amo e che mi accompagnano nei miei progetti: Daniele Bonaventura, Mauro Palmas, Marcello Peghin, Salvatore Maltana. Anche per mettere in atto il montaggio sono andata ad impressioni legata alla colonna sonora. Infatti grazie anche all´energia di Macciocco e Indriolo, mi sono fatta guidare dalle impressioni che la musica mi comunicava».

Quanto tempo è stato dedicato per completare Pregaries?
«Per l´intera realizzazione del progetto ci sono voluti due anni di duro lavoro, ma anche di attenzione riguardo la materia che si affrontava. Infatti l´argomento è delicato. La devozione degli algheresi era ed è forte e più andavo avanti e più mi rendevo conto che questo film andava a toccare le corde dell´anima più profonde, e dunque bisognava essere corretti e solenni al punto giusto. In conclusione la felicità per il risultato finale è immensa e mi ha ripagata di tutte le fatiche e i momenti difficili. Ciò che ho voluto realizzare è stata anche un operazione pensata per la cultura e per la coscienza di tutti noi. Il cinema è sogno e riflessione . Con queste immagini abbiamo sognato di un passato che noi non abbiamo conosciuto, ma che abbiamo sfiorato grazie ai racconti dei nostri nonni, che sono le nostre radici. Anche noi, a distanza di decenni, abbiamo potuto virtualmente partecipare a dei momenti che hanno rappresentato l´apice della comunione e della condivisione per gli algheresi. Questo oggi non accade più, la speranza è che l´espressioni artistiche possa nuovamente far avvicinare gli algheresi alle proprie radici».

Nella foto: Franca Masu
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