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Stefano Idili
3 agosto 2005
Lingua sarda discriminata, politici sardi uniti contro tagli al film di Columbu
«Di fatto - ha detto il presidente Milia - la lingua e la cinematografia sarda non vengono riconosciute come elemento di espressione di un popolo»

CAGLIARI - «La decisione del Ministero della pubblica istruzione di negare al film di Giovanni Columbu i benefici di legge, perché recitato in sardo è non solo una idiota discriminazione». Con queste parole Gianfranco Scalas esprime l’amarezza per una decisione presa ai danni del Film del regista sardo dal titolo “Su Re” a cui sono stai negati i fondi statali “perché l´uso del dialetto sardo appare piuttosto pretestuoso e non motivato da altra ragione che non quella di realizzare un prodotto dal sapore etnografico”. Questa decisione per Scalas riassume in sé un moto di disprezzo per una lingua millenaria, la seconda più parlata nello stato, «la violazione dell´articolo 6 della Costituzione e della legge 482 di tutela delle lingue storiche della Repubblica, l´offesa della Carta europea delle lingue meno diffuse, la insopportabile violenza all´autonomia della nazione sarda». E´ raro, afferma Scalas, trovare in un solo atto tanta densità di insipienza. Fortza Paris si augura che tutto il sistema autonomistico sardo sappia reagire unitariamente. Anche Milia, Presidente della Provincia di Cagliari, esprime rammarico per questa presa di posizione: «Di fatto - ha detto il presidente Milia - la lingua e la cinematografia sarda non vengono riconosciute come elemento di espressione di un popolo. Da una parte il cinema italiano vive momenti di difficoltà e crisi, dall´altra il Ministero per i Beni e le Attività culturali impone limiti all´espressione artistica, culturale e più in generale del cinema». Milia spiega che se da una parte una legge impegna la Repubblica a valorizzare e tutelare il patrimonio linguistico e culturale della Sardegna, «dall´altra disconosce tale impegno, attribuendo al tentativo di realizzare un´opera cinematografica in lingua sarda - scambiata per dialetto - intenti "pretestuosi" e non motivati, se non sotto l´aspetto "etnografico" e "localistico».
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