«Il nostro abbandono non è una resa, bensì la scelta di proseguire in piena libertà quell’iniziativa politica di cui c’è davvero necessità e che per essere svolta non ha bisogno di ruoli e riconoscimenti»
OLBIA - «Non è trascorso nemmeno un mese dall’elezione del nuovo segretario, dalla creazione della segreteria e dall’insediamento del direttivo cittadino che già siamo testimoni di quanto i programmi, evidentemente privi di fondamento, siano strumentali alla candidatura del segretario e non alla sua intenzione di valorizzare la centralità dell’assemblea quale organo esecutivo del partito». Inizia così il comunicato a firma Verdiana Canu e Romina Fiore, che annunciano le dimissioni dal direttivo del Partito democratico, dopo pochi giorni dalla loro nomina.
«Veniamo a sapere, a cose fatte, della proposta del segretario e della segreteria di sostituire il dimissionario Marino Achenza, assessore al bilancio, col consigliere nonché assessore in pectore Ninni Chessa - sottolineano le due esponenti Pd - per quanto quest’ultimo goda della nostra incondizionata stima e reputiamo sia professionista di comprovata competenza in grado di svolgere egregiamente l’eventuale incarico, non condividiamo il modus operandi del segretario, ovvero la proposta della sostituzione di un membro di giunta bypassando egocentricamente un organo determinante quale l’assemblea degli iscritti e designando tuttavia l’eventuale assessore quale indicazione del partito».
Oltre a sottolineare il fatto che sia stata convocata una riunione del Direttivo a posteriori, per simulare il coinvolgimento degli organi dirigenti, che peraltro non rappresentano l’organismo preposto per tali decisioni - incalzano Verdiana Canu e Romina Fiore - ignoriamo quale sia il partito “suggeritore” giacché non ci risulta sia mai stata fatta una discussione in merito nelle sedi opportune e, soprattutto, all’interno dell’unico organismo che per regolamento, tanto citato da tutti ma mai rispettato, è sede di confronto e di indirizzo politico nelle scelte: l’assemblea.
«Avevamo accettato la candidatura al direttivo cittadino perché abbiamo creduto, e crediamo, in un circolo con le potenzialità e le intenzioni di riformare la politica italiana, in un partito plurale, aperto, radicato nella società capace di chiamare all’impegno le donne e gli uomini migliori del nostro territorio e capace di valorizzarne le risorse. Abbiamo creduto in un Circolo capace di essere luogo di confronto e di ideazione, ma a quanto pare il confronto e le decisioni si attuano escludendo la fetta più grossa del partito, l’organo deputato del vero potere esecutivo che, invece, resta nelle mani di pochi». «Alla luce di ciò - concludono Canu e Fiore - crediamo che essere responsabili significhi non tacere e non fingere che tutto vada bene e che la rinuncia al dibattito, il rifiuto del confronto e delle scelte condivise sia la sola modalità di azione possibile. E’ necessario mettersi in discussione e, dal momento che il gruppo dirigente olbiese non sembra abbia intenzione di farlo, cominciamo dalla nostra persona».
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