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Daria Chiappe 27 settembre 2013
Accorsi, Cucciari, Urgu: l´Arbitro ad Alghero
E´ sugli schermi del cinema Miramare il film di Paolo Zucca con Geppi Cucciari, Stefano Accorsi e Benito Urgu. Sabato 28 settembre, in occasione della proiezione alle ore 21, l´incontro ad Alghero con il regista


ALGHERO - Una grande passione per la letteratura calcistica, un libro di Osvaldo Soriano, un cortometraggio ed infine un film. È questo l’iter che ha portato il regista Paolo Zucca a realizzare l’Arbitro, una pellicola intrisa di comicità e tragedia, di realismo e surrealismo, di religiosità ed amoralità e di tutti i sapori più aspri di una Sardegna arcaica. Ad essere raccontate sono più storie destinate poi ad incrociarsi. In primis quella dell’ambizioso arbitro Crociani, interpretato da Stefano Accorsi, talmente desideroso di arrivare all’apice del successo da cadere nel tranello della corruzione, precludendosi così per sempre l’opportunità di far carriera.

Storia che si intreccia sul finale con quella dei buffoneschi scontri su un campo da calcio tra due squadre sarde di terza categoria: la scarsa Atletico Pabarile, guidata da un Benito Urgu simpaticamente calato nei panni di un allenatore cieco, e l’imbattibile Montecastru, destinata ad essere vinta dalla prima grazie al sopraggiungere dell’abile Matzutzi, finalmente rientrato dall’Argentina. Entrambi i racconti vengono poi più volte interrotti dagli amoreggiamenti, comici ed attesi, tra l’emigrato e la giovane bisbetica un po’ indomita Miranda (interpretata da Geppi Cucciari) e dalle faide, nonché più seriose vicende, tra i due cugini della Montecastru. Si tratta in sostanza di un film in cui convivono molteplici generi cinematografici, tra i quali la commedia, la tragedia, il western, il film epico e storico, mescolanza questa che crea talvolta confusione ma che tuttavia riesce in parte a conferire alla Sardegna l’aspetto desiderato dal regista: quello di un luogo della fantasia, in cui accadono fatti comici e surreali e in cui vivono personaggi caricaturali, ispirato alla Patagonia di Soriano e alla Macondo di Garcia Marquez.

Per ottenere tale risultato il regista si è servito, non solo dei vari generi cinematografici, ma anche della musica ed in particolare del bianco e nero, funzionale appunto ad astrarre ed inoltre ad innalzare i toni di una pellicola fondamentalmente bassa. Espedienti tuttavia, che non sempre hanno condotto il regista ad ottenere i risultati sperati. Nella pellicola ad esempio, sono presenti momenti tragici, silenziosi, resi ancor più seri dall’accostamento ad essi di momenti di estrema comicità. Tale contrapposizione è dovuta al cambio di registro e dunque alla scelta di Paolo Zucca di ricorrere a più linguaggi cinematografici per raccontare. Quando si utilizzano più registri però, si rischia di trasmettere messaggi contrari a quelli desiderati, se di essi non si fa un uso ponderato. A tal proposito, l’errore del regista sembra essere stato quello di aver privato di comicità proprio le scene che più ne necessitavano, quelle cioè in cui ad essere mostrata era una Sardegna pastorale, tagliata da muretti a secco e macchiata dalle faide.

Così facendo infatti Zucca ha fallito nell’intento di sottrarre la Sardegna all’idea cinematografica più di battuta, quella cioè di un luogo arcaico, vendicativo e regolato da codici pastorali. Anzi, esasperando sino all’inverosimile certe scene, grazie all’utilizzo del rallenty o di musiche in contrasto con le immagini, e privando di tali espedienti le scene di faida, ha contribuito a rafforzare quell’idea cinematografica, poiché non ha fatto altro che spingere lo spettatore a percepire come fittizie le scene comiche e realistiche quelle prive di riso. Nonostante ciò però non si può fare a meno di considerare l’Arbitro un film dilettevole ed originale per certi aspetti. Per vedere poi sul grande schermo la nostra terra in compagnia di tutti gli aspetti positivi che la rendono così speciale in tutto il mondo, bisognerà invece attendere ancora!
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