Sabato 8 febbraio alle 21 e domenica 9 febbraio alle 18 al Teatro Ferroviario di Sassari, la Compagnia La Botte e il Cilindro porta in scena «Don Chisciotte e Sancio Panza», interpretato da due attori di Porto Torres
PORTO TORRES - I due attori portotorresi Stefano Chessa e Maurizio Giordo portano sulla scena il Don Chisciotte di Cervantes. Lo spettacolo ripropone alcuni momenti del famoso libro, in particolare gli episodi dello scontro con i mulini a vento, dell’assalto alle greggi scambiate per eserciti, dell’incontro con la contadina del Toboso, dell’investitura a cavaliere nella locanda, del teatrino di marionette, dello scontro finale con il cavaliere della luna. Le vicende corrispondono alle scene chiave del romanzo, pur con qualche trasposizione. I due attori portotorresi protagonisti dello spettacolo, si dichiarano orgogliosi di riportare in scena lo spettacolo.
«Don Chisciotte è un personaggio al quale sono molto affezionato. – dichiara Stefano Chessa - Nel 2006 infatti ho avuto l’opportunità, grazie al regista Pier Paolo Conconi, di cimentarmi nello studio di questo personaggio ostico, intricato, ma straordinariamente affascinante. La nostra versione ha voluto raccontare un eroe fuori dal tempo, un sognatore capace di immergersi totalmente nelle sue più strambe avventure. Ciò che desidero portare in scena non è la consueta pazzia, sulla quale troppi attori si sono soffermati, ma lo sguardo di un personaggio sempre coraggiosamente nuovo e capace di farsi sorprendere da ogni avvenimento con l’ingenua curiosità di un bambino. Ecco, questo per me rappresenta Don Chisciotte, un uomo curioso e vorace del futuro. E forse un pizzico vorrei esserlo anche io nella mia vita». Maurizio Giordo: «Ricordo chiaramente il mio stupore nel vedermi assegnare dal regista il ruolo di Sancio Panza. Son magrolino, il viso emaciato. Ma si sa che il teatro è un gioco. Tanto più se si tratta di teatro ragazzi. La sfida è stata trovare il mio Sancio, attingendo alla memoria dell'infanzia. Le "campagnette" dove giocavo, il fango, ma anche il mare, spiagge, rocce, il gusto dell'avventura. È quell'ingenuità nel seguire l'idea di un ragazzino più grande, fidandosi di rischiare. È stato anche interessante lavorare sul linguaggio, in contrasto col Cavaliere mio padrone, raddoppiando al tempo verbale presente con il gerundio. I ragazzi credo si affezionino molto al mio personaggio e intuiscono l'affetto che Sancio ha per Don Chisciotte, il quale lo aiuta a sognare e sperare aldilà del suo pezzetto di terra».
La struttura dello spettacolo è stata costruita in modo tale da avere una narrazione lineare e coerente della vicenda di «Don Chisciotte e Sancio Panza», capace di mantenere la riflessione sulla condizione umana, sulla follia e la normalità, attraverso un linguaggio che cerca di riproporre la musicalità e l’ambiente caldo e polveroso della Spagna e della Mancha. La follia di Don Cisciotte assomiglia alla fantasia dei bambini che vivono in una zona della realtà dove tutto è possibile… C’era una volta in un paesino della Spagna un gentiluomo di quelli con la lancia nella rastrelliera, un vecchio scudo, un magro ronzino e un levriero da caccia. Nei momenti d’ozio si dedicava alla lettura di libri di cavalleria, con tanta passione e gusto che, a furia di ragionarci sopra, il povero cavaliere perdeva il giudizio, e rinunciava al sonno per comprenderli e sviscerarne il senso. Tanto s’immerse nelle sue letture, che passava le notti leggendo dalle ultime luci della sera alle prime del mattino e i giorni dall’albeggiare al tramonto. E così, per il poco dormire e il molto leggere, gli si prosciugò il cervello in modo che giunse a perdere il senno.
Nella foto:Maurizio Giordo e Stefano Chessa
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