Si è conclusa ieri al Teatro Civico di Alghero, con poca affluenza di pubblico, la stagione teatrale di prosa del Cedac. In scena un riadattamento dell’opera di Federico García Lorca, intitolata La Casa di Bernarda Alba, incentrata sulla figura della donna nella Spagna degli anni 30
ALGHERO - Si è conclusa ieri al Teatro Civico di Alghero la stagione di prosa 2014 del Cedac con “La Casa di Bernarda Alba”, lo spettacolo diretto da Maria Assunta Calvisi ed interpretato dalla compagnia teatrale de L’Effimero Meraviglioso. Sul palcoscenico nove splendide attrici (Miana Merisi, Cristina Maccioni, Rita Atzeri, Luana Brocato, Anna Brotzu, Francesca Cara, Renata Manca, Carla Orrù e Marta Proietti Orzella) per una pièce tutta al femminile, tratta dall’omonimo romanzo di Federico García Lorca, volta a narrare la condizione della donna nella Spagna degli anni 30. Protagonista assoluta la vedova Bernarda, nonché donna arida e madre-dittatrice, schiava di una morale castrante, che la obbliga a vivere e a far vivere le sue figlie, al riparo da sguardi e voci indiscrete. Colpita dal lutto del marito, Bernarda è dunque condannata dalle convenzioni sociali del tempo a sette anni di castità e prigionia all’interno delle mura domestiche, entro le quali costringe, nel rispetto del padre defunto, anche le cinque giovani figlie.
Da questo momento in poi alle donne di casa Bernarda sarà concesso solo immaginare il calore di un uomo, sinonimo di completezza, appagamento e felicità e quel mondo esterno abbandonato, mostrato invece al pubblico in tutta la sua assurdità, grazie alle proiezioni video su di un fondale bianco. Ecco dunque gli esterni, ascoltati e spiati, alternarsi agli interni, abitati ed odiati, spingendo così il teatro a dialogare con il cinema (gli inserti video sono stati realizzati da Giovanni Coda ed impreziositi dalle voce di Elena Ledda e Rossella Faa) al fine di sottolineare la dimensione claustrofobica vissuta dalle protagoniste della piece. Dimensione dalla quale ad un cento punto diventa impossibile non cercare vie di fuga, così che liti, pazzia, malattia, trasgressione e morte diventano il miglior rimedio alla non-vita.
La casa di Bernarda Alba insomma non è altro che una grande finestra su un mondo arcaico, nel quale non c’è spazio per la donna e per suoi sentimenti: repressi, sognati e liberati solo nella notte e nell’immaginazione. Un mondo che per le sue leggi morali, le sue distinzioni sociali e di genere, è simile non solo alla Spagna di García Lorca, ma a tanti altri luoghi, primo fra tutti quello della Sardegna matriarcale, scelta appunto come ambientazione per la vicenda. Senza forzature dunque l’opera dello scrittore spagnolo è stata riadattata con successo, lasciando nei pochi spettatori presenti la consapevolezza di non essere stati gli unici a “non vivere” in quegli anni oscuri e remoti.
Nella foto: una scena corale della commedia
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