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A.B. 27 giugno 2014
Obbligo Pos entro 30 giugno nei piccoli esercizi
A pochi giorni dall’entrata in vigore dell’obbligo di utilizzo del pagobancomat, l’associazione di categoria lancia l’allarme: centinaia di aziende devono ancora mettersi in regola


SASSARI - A pochi giorni dall’entrata in vigore dell’obbligo di utilizzo del “Pos” (il “pagobancomat”) la “Confcommercio” lancia l’allarme: centinaia di aziende devono ancora mettersi in regola. Lunedì 30 giugno, salvo proroghe dell’ultima ora, scatterà l’obbligo (previsto dal Dl 179/2012) di accettare pagamenti con bancomat, oltre la soglia dei 30euro, per artigiani, commercianti e professionisti. L’obbiettivo dichiarato è quello di ridurre l’uso del contante e consentire la tracciabilità dei pagamenti.

Ad oggi, non è semplice fare una stima di quanti, commercianti e piccoli imprenditori del territorio, in prospettiva del 30 giugno si siano già adeguati, procedendo all’installazione del Pos. Si tratta, in larga prevalenza, di imprese individuali a carattere familiare dei settori commercio, artigianato e servizi, spaventati o più semplicemente perplessi di fronte alla prospettiva di doversi assumere l’onere di un costo aggiuntivo di gestione. Tra i più refrattari rispetto al nuovo adempimento, abbiamo senz’altro le imprese su area pubblica, tabaccherie, piccole attività alimentari, di vendita fiori, oggettistica, bigiotteria, cartolerie e prodotti per la scuola ed alcune tipologie di attività di pubblico esercizio e somministrazione.

E’ evidente come in questi casi, in cui si parla di piccoli o piccolissimi importi, l’assenza di un “costo a forfait” (nessun istituto bancario lo prevede) rende questo mezzo di pagamento di non facile gestione. Proprio i costi oggi hanno valori sproporzionati, e spesso incomprensibili, per poter incentivare l’installazione e l’uso dello strumento da parte dei piccoli commercianti. Ecco un esempio: costo di installazione dai 50 ai 100euro, poi un costo mensile che può variare dai 25 ai 50euro ed a questo si aggiungono delle commissioni minime sulla massa transata. Ovvero si paga comunque anche se non si usa e quando si usa le percentuali sono alquanto salate: dallo 0,60percento allo 0,80percento se si usa il bancomat e va peggio se si usa la carta di credito, dove le percentuali viaggiano dall’1,4percento al 3percento, a seconda del tipo di circuito. Tutto questo, in barba ai consigli dell’Unione Europea, che ha indicato già dal 2013 delle percentuali massime dello 0,2percento sui bancomat e dello 0,3percento per le carte di credito.

Da un’indagine campionaria della Confcommercio, emerge che in alcune tipologie di esercizi, come ad esempio edicole e tabaccherie, solo il 2percento delle transazioni supera i fatidici 30euro per cui scatta l’obbligo del Pos, quindi questi esercenti andrebbero a sostenere costi inutili. Durante l’ultima assemblea nazionale di Confcommercio, il ministro Guidi aveva promesso un tavolo congiunto, Governo-associazioni-banche, per ridurre i costi delle transazioni, ma ad oggi non si è visto nulla. «Questo è un provvedimento sconclusionato che fa solo il favore alle banche di incassare senza minimamente intervenire nelle transazioni tra imprenditore e cliente – dice il direttore regionale di Confcommercio Gianluca Deriu - Non solo, non si capisce come si deve comportare l’imprenditore davanti ad un acquisto superiore ai 30euro, se il cliente non è titolare di bancomat. Insomma, la solita inutile gabella inventata in periodo di crisi e sventolata come bandiera anti evasione fiscale. Comunque gli imprenditori sappiano che per chi non adempie, la legge non prevede alcuna sanzione».
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