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Daria Chiappe 9 febbraio 2015
Risate al Civico per Carmela e Paolino
Si è concluso positivamente anche il quarto appuntamento con la prosa al Teatro Civico di Alghero, che stavolta ha proposto un varietà capace di divertire e far riflettere come il genere impone, attraverso una dicotomia tra arte e dittatura


ALGHERO - Tragico ma comico, profondo ma leggero, lo spettacolo andato in scena sabato scorso al teatro Civico di Alghero, in occasione del quarto appuntamento con la Stagione di Prosa 2014-2015 del Cedac. Attraverso una impostazione meta-teatrale “Carmela e Paolino–varietà sopraffino” racconta la storia di due artisti costretti, sotto la dominazione tedesca nel 1944, per il divertimento degli ufficiali nazisti, ad allietare le ultime ore dei condannati a morte con canzonette e monologhi del loro repertorio. Ecco quindi susseguirsi all’interno di un teatro dell’Italia del centro-sud, una serie di sketch resi divertenti dai numerosi travestimenti, dai dialoghi a doppio senso, dalla mimica goffa e dalle interazioni con il pubblico, così distraenti da far dimenticare allo spettatore il contesto drammatico in cui essi sono inseriti e da far ridere davvero.

Ridere continuamente e di gusto al punto da trasformare il pubblico, nel pubblico della mise en scene: non distaccato, non cosciente, ma coinvolto e ignaro di ciò che accadrà. Basterà poi uno sparo forte e improvviso, da parte di un ufficiale nazista levatosi dalla platea, a rompere lo sdoppiamento e a riportare lo spettatore dentro quella tragicità persa cammin facendo. Una serietà ritrovata che, come insegnerà poi Carmela, porta i vivi a non ridere più, ma a ricordare i morti. Serietà che da sempre è appartenuta al genere del varietà con il quale si identifica la piéce, volto infatti a criticare la realtà e vizi del potere attraverso la maschera beffarda dell’ironia e della satira. “Carmela e Paolino–varietà sopraffino” così, nella traduzione italiana di “¡Ay Carmela!” di José Sanchis Sinisterra, qui adattata e diretta da Angelo Savelli, ha voluto proporre un viaggio nella storia e nella memoria, ricordando gli orrori della dittatura e l’importanza comunicativa ed educativa dell’arte.

Infatti, in difesa di quest’ultima, l’opera ha voluto affrontare il tema della libertà di parola e di pensiero contro ogni dittatura e censura in grado di limitarla. Il tutto attraverso la convincente seriosità di Edy Angelillo, attrice e cantante veneziana, e la simpatia del napoletano Gennaro Cannavacciuolo, che ha saputo stimolare la risata del pubblico, divertendolo specialmente nei panni della ballerina spagnola dalla giarrettiera rossa. Ad accompagnare poi i due nelle performance comiche la musica dal vivo di tre musicisti che hanno reso ancora più coinvolgente la rappresentazione. Grande quindi l’accoglienza del pubblico che ha riempito il teatro, quasi al completo, di applausi e sorrisi, portandosi al contempo a casa quei messaggi che il luogo deputato da sempre ad insegnare e far riflettere è solito trasmettere.

Nella foto: Edy Angelillo e Gennaro Cannavacciuolo in una scena dello spettacolo
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