Sono intervenuti i chirurghi plastici Antonello Mele e Alessandro Gallo e la psicologa Francesca Cadeddu alla conferenza promossa dalla Fidapa sul legame tra la chirurgia estetica e ricostruttiva e la psicologia
ALGHERO – Esiste uno stretto legame tra la chirurgia estetica e ricostruttiva e la psicologia. Policleto, scultore greco del periodo “aureo” fu uno dei precursori nel cogliere quel filo che unisce il corpo e la mente definendo le regole per scolpire la figura umana secondo gli ideali della bellezza fisica, in un perfetto equilibrio di corpo e spirito.
Questo è l’interessante tema della conferenza svoltasi sabato nella sala dell’ex Seminario di via Sassari ad Alghero. L’incontro è stato organizzato dalla sezione locale della Fidapa e sono intervenuti in veste di relatori: il presidente dell’associazione, l’avvocato Maria Grazia Murru; i chirurghi plastici Alessandro Gallo e Antonello Mele; e la psicologa Francesca Cadeddu.
Dopo la presentazione del dibattito da parte della Murru, attenta con la sua associazione a promuovere eventi e discussioni che coinvolgano tematiche sull’universo femminile, la parola è passata ai giovani e preparati dottori che hanno spiegato ad un pubblico interessato le relazioni tra i diversi campi di applicazione della chirurgia plastica e ricostruttiva e il loro legame con l’aspetto psicologico.
La prima differenza: quella tra gli interventi estetici e quelli ricostruttivi, i primi mirati a migliorare l'aspetto fisico eliminando o riducendo determinate imperfezioni o difetti del corpo; i secondi, necessari alla correzione di malformazioni congenite o postumi di traumi, incidenti o malattie. Entrambe le branche, però, hanno un importante ruolo nella psicologia del paziente e sono indispensabili alla salute generale della persona e alla sua vita di relazione sociale.
Il chirurgo, nelle operazioni di correzione estetica, non va a modificare soltanto l’aspetto fisico, ma ne cambia anche l’animo, ovvero l’immagine che questo individuo ha di se’stesso. E’l’"immagine corporea"di cui parla la dott.ssa Cadeddu, ossia quella sorta di ritratto mentale che ognuno ricostruisce sul proprio aspetto in base alla propria esperienza personale, passata e presente, e sulla percezione di come gli altri lo vedono.
Questa “visione dell’io” condizione inevitabilmente il nostro modo di essere e di rapportarci con il mondo esterno e di questa situazione il chirurgo deve inevitabilmente tenere conto, non solo per aiutare il paziente ad eliminare i complessi alla base della richiesta , ma anche per valutare la reale necessità di un intervento.
Talvolta, infatti, dalla correzione di un difetto si può passare al cambiamento radicale del proprio aspetto e lo specialista deve individuare i casi dove non intervenire o fermarsi. Per questi motivi, tra le altre cose, i chirurghi plastici sono i medici più denunciati nell’ambito della medicina, più degli ortopedici e ginecologici. Laddove, dunque, il cambiamento è il passaggio sofferto di un disagio e malessere più esteso è consigliabile rivolgersi anche allo psicologo e affrontare un percorso comune di intervento.
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