Ne hanno parlato Antoni Arca, Elisabetta Dettori e Pino Tilloca insieme al traduttore Giagu Ledda e all’editore Diego Colarien
ALGHERO - A poco meno di 50 anni dalla sua prima stesura (1960), a poco più di 100 anni della nascita di Mercè Rodoreda (1908-1983), anche la Sardegna può inserire "La plaça del Diamant" (già tradotto in una trentina di lingue, in Italiano da Giuseppe Tavani) nel novero dei capolavori della letteratura europea del ‘900. È di questi giorni, infatti, l’uscita di "Sa pratza de su Diamante", traduzione di Giagu Ledda, per i tipi Papiros di Nuoro.
Ne hanno parlato all’Obra Cultural, insieme alla Fondazione “Giueppe Siotto”, Antoni Arca, Elisabetta Dettori e Pino Tilloca insieme al traduttore Giagu Ledda e all’editore Diego Colarien, socio fondatore della Papiros, la prima casa editrice isolana che, già negli anni ’80, ha creduto nella lingua sarda in quanto strumento di letteratura, e dunque lingua capace di confrontarsi con tutte le altre lingue del mondo.
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