Il racconto di Eleonora e Morgan, due algheresi superstiti della tragedia sulla Costa Concordia. «Abbiamo capito subito che la situazione era grave»
ALGHERO - A salvarli è stata probabilmente la consapevolezza di essere davvero in pericolo, di scappare verso la zona delle scialuppe di salvataggio, nonostante le rassicurazioni del comandante che aveva parlato solo di un guasto tecnico. Eleonora Bardino e il marito Morgan Sperandio raccontano l'incubo vissuto nella nave
Costa Concordia, affondata al largo dell'Isola Giglio tra la notte di venerdì e sabato.
La coppia aveva vinto un viaggio - premio per il loro salone di parrucchieri, con loro nella nave le due figlie di quattro e sette anni, e Daniela Cano, una giovane collega, tutti sani e salvi e già tornati a casa. Ancora scossi, gli occhi lucidi ma con lo sguardo fermo e deciso di chi alla possibile morte è riuscito a reagire con prontezza con «quel senso di protezione che forse solo l'essere genitori ti dà veramente» confida Eleonora.
«E trasformare quel momento quasi in un gioco, come Benigni ne "La Vita è bella"» sussurra il marito, ancora con un filo di voce e il giubbotto prestato dai cittadini dell'Isola del Giglio che «meritano una medaglia per come ci hanno assistito». Come in un film Eleonora, Morgan e le bambine il loro lieto fine lo hanno vissuto, ma non dimenticano nemmeno un momento chi deve raccontare un'altra storia, o chi non può farlo per niente.
Commenti