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Gianfranco Langella 17:34
L'opinione di Gianfranco Langella
Alghero, Città della Pace o della pace dei sensi


Tra slogan, misteri e silenzi: una città che deve ritrovare voce e coraggio. Alghero si è recentemente proclamata Città della Pace, con l’obiettivo di diffondere un messaggio di solidarietà e di contrasto ai conflitti, sostenendo iniziative concrete a favore della pace e dei diritti umani. La città ha anche aderito alla Marcia PerugiAssisi 2025, rafforzando il proprio impegno verso una cultura di dialogo e cooperazione. Un’iniziativa lodevole, certo. Ma dietro la facciata simbolica si nasconde una verità amara: mancano le scritte di benvenuto. Quelle che, in ogni città viva e consapevole della propria identità, accolgono i visitatori con orgoglio. Quelle parole che dovrebbero dire “Benvenuti ad Alghero, città della pace, della cultura, del mare e dell’anima”. Perché i segni contano: sono identità, accoglienza, memoria. Eppure oggi, neanche all’aeroporto di Alghero, nel suo ingresso esterno principale — quello da cui si arriva in auto — compare una scritta che accolga chi giunge in città.
Nemmeno un semplice “Benvenuti ad Alghero” per chi entra dal varco più importante, quello che dovrebbe rappresentare il biglietto da visita del territorio. E anche nelle rotatorie della città, nessuno slogan, nessun segno distintivo, nessuna parola che racconti chi siamo. Chi arriva qui, infatti, trova una città dei misteri, dove tutto sembra sospeso: niente si sa, niente si vede e niente davvero si propone. Eppure, Alghero non è la città di pochi, ma la città di tutti: dell’accoglienza, del turismo, della cultura. È la città che ha ispirato generazioni di operatori, artisti e professionisti che hanno portato il nome della Sardegna nel mondo. Ovunque si parli di Sardegna, si parla di Alghero.
Eppure oggi sembra quasi che qualcuno voglia metterla in secondo piano, dimenticando la sua forza, la sua storia, la sua centralità. Alghero è una città che deve tornare a lavorare sulle proprie idee e rivendicarle, senza permettere che vengano diluite in logiche regionali che spengono la sua unicità. È come se Alghero volesse organizzare la festa di Sant’Efisio o la Cavalcata Sarda, e la Regione decidesse di dividere i fondi “per equità”. Se Alghero organizza il Capodanno, non è accettabile che, a pochi chilometri, si finanzino eventi identici con gli stessi soldi pubblici.
Un assessorato non deve portare l’acqua al proprio mulino, ma deve garantire sicurezza e lungimiranza a una città che ha dimostrato di essere tra le prime in Italia, non annullarla per poi “dare spazio a tutti”. Le altre città hanno il potenziale per creare altro, per proporre idee proprie, che è giusto promuovere — ma non per copiare ciò che Alghero ha già costruito. È proprio questo modo di agire che genera miopia politica, quella che toglie anziché costruire. Oggi, però, la politica sembra aver smarrito questo principio: non sa più dare merito a chi ha originalità e visione. Sa solo suddividere tutto per un pugno di voti, svuotando di significato anche ciò che nasce come autentico e innovativo. Così un evento algherese, che era diventato un appuntamento nazionale, dando visibilità attraverso TV, media e mass media a un’intera città e a un territorio che con orgoglio aveva lanciato questo tipo di iniziativa, è stato trasformato in un evento locale e popolare, senza spessore e senza prospettiva. Adesso lo fanno tutti, e questo non può più accadere. È l’esempio più evidente di una miopia politica che penalizza chi crea e premia solo chi si accoda. E allora viene spontaneo chiedersi: Alghero è davvero la Città della Pace… o sta diventando la città della pace dei sensi, dove regna il silenzio, dove si tace di fronte a tutto, dove la rassegnazione ha preso il posto del coraggio e delle idee? Dove nascono fontane che poi spariscono, simboli effimeri di un entusiasmo che non dura, di una visione che si spegne prima ancora di diventare realtà. Perché la pace vera non è stare fermi. La pace vera è costruire, discutere, proporre, cambiare. E chi ama davvero questa città, non può più restare in silenzio.

*Segretario Nazionale Destra Democratica Italiana
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