In tournée in Sardegna per la Stagione di Prosa 2013-14 del Cedac (nell´ambito del 34esimo Circuito Teatrale Regionale Sardo), lo spettacolo debutterà sabato 15 febbraio al Teatro Eliseo di Nuoro, per approdare domenica 16 al Teatro Garau di Oristano, lunedì 17 al Teatro del Carmine di Tempio Pausania ed infine martedì 18 al Cine/Teatro Olbia di Olbia
OLBIA - Creatura dell'immaginario, moderno archetipo dell'eterno fanciullo, irriverente e ribelle, ma generoso e pieno di buone intenzioni, “Pinocchio” diventa protagonista sulla scena nell'affascinante versione del fortunato romanzo di Carlo Collodi proposta dall'“Arca Azzurra Teatro”, con drammaturgia e regia di Ugo Chiti: tra crudo realismo e incontri “magici” il burattino compie il suo viaggio d'iniziazione (dalla prova del fuoco alla morte per acqua, dalla metamorfosi al tempo nel ventre della balena) per realizzare il suo più grande desiderio, quello di trasformarsi in un bambino vero, in carne ed ossa. Il ragazzo di legno, insofferente alle regole e in fondo libero di scegliere il suo destino, preferisce la libertà; amorale e quindi innocente, scappa da casa e dalla scuola, finisce nel paese dei balocchi, salvo poi rinunciare alla sua vita da monello per amore del padre e della fata bambina, soggiogato dall'idea di una famiglia e di un focolare, e spinto da un bisogno di “normalità”. Figura fantastica (ma anche estremamente “concreta” nei suoi impulsi, nella reazione immediata alle sollecitazioni esterne) Pinocchio è in fondo un (anti)eroe: vittima delle sue debolezze, volubile e incline alle tentazioni, dimentica facilmente i buoni propositi per poi precipitare nella disperazione davanti all'effetto delle sue azioni.
Lo spettacolo dell'Arca Azzurra Teatro, interpretato da Paolo Cioni (nel ruolo del burattino) insieme a Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Alice Bachi e Paolo Ciotti, segue fedelmente la traccia del romanzo, con minimi scarti e variazioni che consentono di avvicinarlo al presente. Le musiche di Jonathan Chiti e Vanni Cassori; i costumi di Giuliana Colzi ed il disegno luci di Marco Messeri, insieme allo spazio scenico disegnato dallo stesso Ugo Chiti, proiettano le vicende in una dimensione surreale e poetica, quasi da fiaba. In tournée nell’Isola per la “Stagione di Prosa 2013-14” del “Cedac” (nell'ambito del 34esimo Circuito Teatrale Regionale Sardo), Pinocchio debutterà in prima regionale sabato 15 febbraio al “Teatro Eliseo” di Nuoro, per approdare domenica 16 al “Teatro Garau” di Oristano, ancora lunedì 17 al “Teatro del Carmine” di Tempio Pausania ed infine martedì 18 al “Cine/Teatro Olbia” di Olbia (sempre alle ore 21).
La storia di Pinocchio è piena di simboli e riferimenti ad una tradizione magica, come spesso la letteratura popolare: nello spettacolo i diversi livelli di lettura affiorano e si intersecano, la successione degli eventi e le scene descritte nel libro si materializzano sulla scena e Cioni presta corpo e voce al burattino, con una grammatica di movimenti disarticolati, nervosi ed a scatti, come animato da fili invisibili. Intorno a lui agiscono ed interloquiscono gli altri personaggi, in un microcosmo fantastico che assomiglia ad una proiezione onirica: nella scena vuota e scarna gli oggetti appaiono ingigantiti, come in un sogno, in una meravigliosa astrazione. Racconta il regista e drammaturgo Ugo Chiti (che anni fa partecipò alla sceneggiatura di “OcchioPinocchio”, esperimento cinematografico di Francesco Nuti, consapevole “tradimento” della moderna favola): «Pinocchio ha dato movimenti folli e divertiti a tutte le nostre contraddizioni e noi l’abbiamo punito, torturato, con la ferocia insospettabile dei mansueti che pascolano nell’ordine delle cose. Pinocchio, improvvisamente, mi è venuto incontro malmesso e ingrigito, stropicciato e malinconico con lo sguardo già segnato, reduce da chissà quali sevizie dell’età eppure sempre pronto allo sgambetto “sberleffoso” alla risata da “zimbello” di paese… forte del suo legno stagionato ma provato dalle continue trasformazioni. Creatura atrocemente illusa di diventare, un giorno, carne felice, metamorfosi senza storia, cronaca crudele di un risveglio fasullo per ritornare, subito dopo, al primo capitolo di quella “novella atroce” che rinnega la fiaba per uno sguardo sghembo sul mondo». La riscrittura del romanzo per la scena rappresenta «Una visione adulta che cerca di ritrovare lo sguardo sorpreso e turbatamente incantato della lettura infantile».
Nella foto (di Cristina Andolcetti e M.Ammannati): Paolo Cioni
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