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S.A. 14 ottobre 2015
Rischio idrogeologico: l´appello di Legambiente
L’appello fatto oggi nella conferenza stampa di Legambiente Sardegna a cui hanno partecipato Vincenzo Tiana, presidente di Legambiente Sardegna, Giorgio Zampetti, responsabile scientifico nazionale di Legambiente, Franco Saba e Paolo Scarpellini del comitato scientifico di Legambiente Sardegna


OLBIA - «La catena di alluvioni, che negli ultimi anni ha interessato la Sardegna, e in particolare la zona di Olbia, rende immediatamente percepibile il fenomeno dei mutamenti climatici, che si stanno manifestando con modificazione del regime delle precipitazioni: lunghi periodi siccitosi e maggiore frequenza di eventi eccezionali. Molti amministratori e comuni cittadini hanno dovuto prendere coscienza che sono stati fatti molti errori e veri e propri scempi nella gestione degli ambiti fluviali e più in generale nella fascia costiera. Pertanto quanto successo il 1 ottobre ad Olbia deve suonare come una forte campana d’allarme sulla gestione del territorio, dal punto di vista sia urbanistico sia di complessivo assetto idrogeologico. Già nel 2013 l’alluvione che ha investito la Sardegna aveva interessato ben 64 comuni con una popolazione di 345mila abitanti ed il 20% del territorio isolano, con danni stimati in 650 milioni di euro. Tutto questo impone con drammaticità l’urgenza di intervenire».

Questo l’appello fatto oggi nella conferenza stampa di Legambiente Sardegna a cui hanno partecipato Vincenzo Tiana, presidente di Legambiente Sardegna, Giorgio Zampetti, responsabile scientifico nazionale di Legambiente, Franco Saba e Paolo Scarpellini del comitato scientifico di Legambiente Sardegna. «Occorre un maggiore rigore nella salvaguardia dei sistemi ambientali e in via prioritaria di quelli fluviali – dichiara Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente -, con l’estensione delle fasce di salvaguardia e interventi di riqualificazione. Serve un robusto e complessivo adeguamento normativo, che tenga conto dei cambiamenti climatici. Oggi le norme nazionali e regionali danno chiare indicazioni in questa direzione, serve un concreto cambio di passo anche nei progetti che si mettono in campo».

«Le risorse economiche ci sono - aggiunge - come dimostrano i recenti stanziamenti nazionali per Olbia, nell’ambito del piano delle aree metropolitane di Italia Sicura, pari a 81,2 milioni di euro, a cui si aggiungono le risorse messe in campo dalla stessa regione: 190 milioni di euro per Difesa del suolo e assetto idrogeologico nel mutuo da 700 milioni di euro contratto dalla Regione per la realizzazione di opere e infrastrutture e 15 milioni di euro di contributo straordinario per la pulizia e manutenzione Bisogna utilizzarle al meglio. La Giunta regionale ha recentemente ribadito di voler cambiare registro rispetto alle speculazioni degli anni passati, servono ora nuovi progetti di prevenzione».

L’opera di ricostruzione – dichiara Vincenzo Tiana, presidente di «Legambiente Sardegna - nei centri alluvionati sia l’occasione per migliorare l’assetto idrogeologico. L’estensione territoriale e l’ingente importo finanziario richiedono un programma articolato, come era stato prescritto dalla legge di stabilità 2014, per costituire un vero e proprio laboratorio di riqualificazione del territorio. Non si può ricostruire negli stessi punti e con le stesse modalità di quelle che hanno provocato i disastri. Gli interventi post emergenza siano anche l’occasione per avviare un serio piano di delocalizzazioni per la riduzione del rischio nelle aree più critiche. Serve un Programma regionale in cui invece che interventi puntuali di difesa passiva e di sola messa in sicurezza, si ponga l’obiettivo di restituire l’equilibrio naturale dei corsi d’acqua, l’apertura dei canali tombinati, delocalizzazioni e la riqualificazione del territorio».

«Anche le amministrazioni comunali - conclude Vincenzo Tiana - hanno un ruolo decisivo. Fin da subito infatti occorre incorporare nel Piano urbanistico comunale le direttive del Piano di assetto idrogeologico, in adeguamento al Piano paesaggistico regionale. Solo così si può impedire nuova occupazione delle aree a rischio idrogeologico e si possono mettere le basi per rivedere e porre rimedio a scelte urbanistiche sbagliate, che hanno incrementato il rischio sui territori». Un buon esempio è quanto fatto dal Comune di Posada che, grazie all’integrazione dei piani, ha messo in campo un’efficace politica urbanistica per la riduzione del rischio. Tanto che nella disastrosa esondazione del Rio Posada del 2013 non ci sono stati danni ingenti. Infine un tassello fondamentale nell’opera di prevenzione e di salvaguardia dell’incolumità dei cittadini riguarda la gestione delle emergenze.

Nella foto: le immagini dell'ultima alluvione ad Olbia
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