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Cristiano Erriu 7 maggio 2016
L'opinione di Cristiano Erriu
Riforma Enti locali pensata anche per i lavoratori


La legge regionale approvata di recente dal Consiglio regionale, che ha apportato alcune modifiche alla legge di riordino degli enti locali, non è stata fatta contro le lavoratrici e i lavoratori delle Province della Sardegna, ma con il preciso scopo di evitare che venissero applicate, anche in Sardegna, le norme statali in materia di riduzione delle dotazioni organiche delle Province e della Città metropolitana di Cagliari che hanno suscitato a livello statale proteste e preoccupazioni da parte dei dipendenti coinvolti nel processo di riordino.

Come è noto la normativa statale in questione, che attualmente si applica solo alle Province delle Regioni a statuto ordinario, prevede che le dotazioni organiche debbano essere ridotte del 50% per le Province e del 30% per la Città metropolitana, con la conseguenza che i lavoratori che ricadono in queste percentuali di riduzione vengono dichiarati soprannumerari e devono essere ricollocati. Oltre a ciò, la legge di stabilità statale per il 2015 stabilisce che al personale soprannumerario che non dovesse trovare collocazione viene applicata una riduzione d'orario attraverso forme contrattuali a tempo parziale, fino all'extrema ratio dell'applicazione del sistema delle eccedenze di personale previsto dall'articolo 33 del Dlgs 165/2001, cioè il collocamento in disponibilità.

Poiché la Regione Sardegna ha voluto esercitare appieno la propria autonomia in materia di ordinamento degli enti locali ha ritenuto che il personale delle Province della Sardegna meritasse particolare attenzione, anche in considerazione della condizione di insularità della nostra regione. Inoltre, bisogna aggiungere che la Regione Sardegna, come evidenziato di recente dalla relazione sulla gestione finanziaria degli enti locali 2016 della Corte dei Conti, è la prima regione d'Italia per contribuzione a favore delle Province con oltre 486 euro pro capite a fronte degli 89 euro pro capite delle Regioni a statuto ordinario. Particolarmente rilevante è il dato finanziario della cosiddetta ‘dipendenza regionale’ da parte delle Province che si attesta a oltre il 40%.

In sintesi, la Regione Sardegna contribuisce in misura determinante al bilancio delle Province e in tal modo viene garantito il pagamento degli stipendi delle lavoratrici e lavoratori e per questo motivo abbiamo ritenuto necessario non dichiarare personale soprannumerario e gestire il sistema di mobilità dei lavoratori valorizzando al massimo le loro competenze professionali. Con questo spirito abbiamo avviato i contatti con il dipartimento della funzione pubblica per assicurare che anche ai dipendenti delle province sarde venisse data l'opportunità di poter accedere al sistema di mobilità verso le amministrazioni statali e stiamo lavorando per conseguire questo risultato.

Ad ogni modo fino ad oggi abbiamo ritenuto utile che tutti i processi che riguardano i lavoratori siano ispirati all'intesa con le organizzazioni sindacali che li rappresentano. E proprio per ribadire ciò, se le organizzazioni sindacali ritengono più utile per il futuro professionale dei lavoratori accedere al sistema di mobilità attraverso l'applicazione della norma statale che disciplina questa delicata transizione, siamo disponibili con loro a verificare la possibilità di reintrodurre nella legge regionale il richiamo e la conseguente applicazione delle leggi finanziarie statali.

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