Un messaggio dei sindacati diretto a Regione e Stato, a nome di 30 mila persone scese in piazza nei giorni scorsi a Cagliari in difesa delle aree di crisi dell´isola
CAGLIARI - «Il lavoro prima di tutto e un profondo cambiamento nelle politiche dello sviluppo e delle tutele sociali è il grido che lavoratori e i pensionati rivolgono ora al ceto politico sardo e nazionale». E' il grido di allarme di Cgil, Cisl e Uil dopo la manifestazione svoltasi nei giorni scorsi a Cagliari e dove circa 30 mila persone sono scese in piazza per chiedere un cambio di rotta nelle politiche regionali e nazionali e per gridare "Prima di tutto c'è il lavoro". Alla mobilitazione, in difesa delle aree di crisi, dal Sulcis al centro e nord Sardegna, hanno aderito vari sindaci, amministratori e studenti.
«Quando la povertà dilaga in Sardegna e arriva quasi al 50% della popolazione, il rischio che l’Isola corre è la resa alla ineluttabilità della crisi o il refluire nelle forme estreme di protesta o nell’egoismo di chi ha più forza e potere» dicono i sindacati che riportano, tuttavia, la reazione della gente. «La manifestazione dei 30.000, di sabato a Cagliari, ha detto invece che i lavoratori, i pensionati, i disoccupati e i giovani non si arrendono alle necessità della crisi, ai progetti di chi ritiene che a pagarne il prezzo siano le categorie più deboli, a quanti ritengono che la protesta più efficace sia quella radicale».
Di più: «è un monito verso chi governa a Roma e a Cagliari» secondo i sindacati che non inseguono sogni ma sono ben consci che un immediato cambiamento dipende «da chi ha la responsabilità di fare le leggi, di attuarle e di spendere presto e bene le risorse finanziarie per promuovere la crescita economica, il lavoro e per rafforzare le tutele sociali». L’appello che i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil della Sardegna lanciano alla politica sarda e nazionale è dunque rivolto a far si che alla Sardegna vengano riconosciute le pari opportunità, lo status di insularità, le risorse finanziarie dovute, i poteri reali per l’autogoverno, l’eliminazione delle diseconomie.
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