L’allarme del Segretario Generale del Sinagi Giuseppe Marchica: Dal 2005, delle 43mila edicole presenti sul territorio italiano, già 10mila hanno chiuso i battenti, pari ad un calo del 25 per cento sul totale
SASSARI - Oltre diecimila edicole italiane rischiano di chiudere entro i prossimi tre anni, lasciando a casa circa ventimila lavoratori. L’allarme viene dal Segretario Generale del Sinagi Giuseppe Marchica che, in un’intervista rilasciata all’Adnkronos, denuncia lo stato di crisi del settore e annuncia scioperi e mobilitazioni se governo ed editori non ascolteranno le loro richieste. «Migliaia di famiglie - afferma Marchica -. hanno già perso la loro attività e molte altre si trovano in forti difficoltà economiche». Il mondo editoriale non sembra aver fretta di trovare soluzioni e al momento c’è una mancanza totale di progetti editoriali.
Secondo Marchica, i provvedimenti adottati dal governo dei tecnici hanno di fatto portato ai minimi termini il margine di guadagno e rischiano di consegnare le sorti del settore nelle mani di 110 aziende private, i distributori locali che, per risparmiare sui costi generali, tendono a far chiudere le edicole più piccole. Per trovare una soluzione, secondo gli edicolanti, è fondamentale predisporre una analisi congiunta del settore per individuare interventi diretti all'intera filiera, a partire da una riforma dell'editoria. Al governo, in particolare, si chiede un intervento urgente sulla questione delle autorizzazioni alla vendita di quotidiani e periodici per stabilire la corretta applicazione della normativa vigente su tutto il territorio nazionale.
«Quello dell’edicolante – sottolinea Marchica – è un lavoro duro. Si parla di un impegno di 12-15 ore al giorno per un guadagno che ogni anno risulta sempre più ridimensionato. Dal 2007 a oggi abbiamo calcolato un calo del 10-15 per cento ogni anno. E ciò che è peggio è che la mancanza di investimenti e di nuovi progetti nel settore, unita alla crisi che sta condizionando l’intera economia italiana, non ci fa sperare nulla di buono». La mancanza di risposte certe scatenerà l’inizio di una serie di azioni di protesta in tutto il territorio nazionale: «Questo – conclude Marchica - deve diventare un problema di tutti, al pari di quello di qualsiasi azienda che entra in crisi, perché anche qui ci sono migliaia di posti di lavoro, tra punti vendita e indotto, che rischiano di andare in fumo».
Commenti