Ne è convinto il segretario regionale Cisl Mario Medde, che sostiene che in mancanza di un ruolo attivo dello Stato e una maggiore efficacia della Regione la questione sociale dell´Isola e´ irrisolvibile e tenderà anzi a peggiorare
SASSARI - «Lo stallo politico nella definizione del nuovo Governo penalizza ancora di più la Sardegna per le note e da tempo insolute vertenze riguardanti i settori produttivi e il rapporto Stato - Regione. Certo, c'è una responsabilità della Regione che vive una fase di profonda crisi politica e istituzionale, mentre va a esaurirsi una deludente legislatura, ma le difficoltà "romane" e lo stallo negli equilibri politici sono una causa di ulteriori difficoltà per lo sviluppo e il lavoro nell'isola».
Ne è convinto il segretario regionale Cisl Mario Medde, che sostiene che in mancanza di un ruolo attivo dello Stato e una maggiore efficacia della Regione la questione sociale dell'Isola è irrisolvibile e tenderà anzi a peggiorare. «Dalle due istituzioni è utile attenderai molto di più di un semplice richiamo alle priorità, soprattutto quella della disoccupazione che va affrontata, invece, attraverso immediati interventi e risolvendo i nodi strutturali antichi che pesano sulla Sardegna».
«Non si è di fronte solamente agli effetti della crisi economica e finanziaria, ma alle conseguenze di una politica recessiva e iniqua che porta nell'isola a una distribuzione del reddito a danno delle categorie più povere e a ridurre la capacità della Sardegna nella produzione di ricchezza. Per questo - conclude Medde - è urgente che il rapporto Stato - Regione riprenda per rinegoziare il patto costituzionale attraverso un nuovo statuto e, nel contempo, produrre un profondo cambiamento nelle istituzioni sarde e nelle politiche del lavoro e dello sviluppo».
Commenti