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Red 23 giugno 2013
«No all´industria che inquina»
Il Presidente della Coldiretti Nuoro Ogliastra Simone Cualbu, è deciso nel protestare verso una scelta che, se attuata, determinerebbe un aumento insostenibile dell’inquinamento nella media valle del Tirso


SASSARI - L’industria che inquina, come quella del carbone, non può arrivare ad Ottana. Il Presidente della Coldiretti Nuoro Ogliastra Simone Cualbu, è deciso nel protestare verso una scelta che, se attuata, determinerebbe un aumento insostenibile dell’inquinamento nella media valle del Tirso. Non si contesta l’industria in toto, come qualcuno verrebbe far credere per sviare dal problema, continua Cualbu, ma la possibilità che un insediamento altamente inquinante come una centrale a carbone possa sbarcare ad Ottana. E poi il carbone come dovrebbe arrivare? via gomma o costruendo un carbondotto come a FiumeSanto? Se però, come affermato, si tratta solo dell’inizio di un iter allora perchè l’assessore Liori ha dichiarato che “siamo al cospetto di un intero territorio che spinge per questo progetto ed è doveroso prenderlo in considerazione, sostenendolo con forza a Roma”?

«Se Confindustria e Sindacati pensano che le loro idee non siano contestabili e che solo loro rappresentano il territorio e possono decidere per tutti, e per questo ritengono Coldiretti poco rispettosa delle Istituzioni e delle parti sociali ed economiche, noi siamo convinti che i primi a non essere rispettosi dei cittadini e delle imprese del territorio siano proprio loro che vogliono imporre una centrale alimentata a carbone nel cuore della Sardegna. Se la nostra è una visione parziale e prevenuta del territorio, chi vuole sacrificare Ottana, facendola divenire una bomba ecologica, siamo sicuri che abbia a cuore lo sviluppo della Sardegna centrale e non voglia invece perseguire finalità che vanno oltre il bene collettivo?»

Se per far passare il carbone ad Ottana, prosegue Aldo Manunta direttore della Coldiretti Nuoro Ogliastra, si vuole usare il ricatto dei posti di lavoro e del fatturato i sostenitori di questa iniziativa sbagliano. E’ vero che il settore agricolo vale appena il 4% del Pil, ma se si considera che 2.500 imprese agricole e 3.000 addetti gravitano nella media valle del Tirso senza considerare l’indotto, che una cooperativa come la LaCesa, a pochi chilometri da Ottana, rappresenta come fatturato la 3 realtà produttiva della provincia e dal territorio attingono la materia prima agricola tanti caseifici cooperativi ed industriali, allora si comprende come il rischio di compromettere dal punto di vista ambientale questo territorio possa determinare il collasso del sistema agricolo ed agroalimentare dell’intera Sardegna centrale. Un rischio che non ci possiamo permettere.
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