Per il segretario regionale della Cisl Sardegna Giovanni Matta ritiene che il bando “lunga estate” 2013, sia «un’opportunità per le imprese sarde che assumono lavoratori residenti. No della Cisl a contratti di lavoro inconsistenti»
CAGLIARI - «Il bando “lunga estate” pubblicato recentemente dalla Regione (che mette a disposizione degli operatori turistici circa 4milioni di euro per l’anno 2013) contiene in sé aspetti interessanti che gli imprenditori alberghieri, operanti in Sardegna, dovrebbero cogliere nel modo giusto».
Questo l’incipit dell’intervento sull’argomento del segretario regionale della Cisl Sardegna Giovanni Matta, che spiega come l’intento del bando sia consentire l’allungamento della stagione fino al mese di novembre, con apertura anticipata a febbraio, dilatando in tal modo il periodo di utilizzo delle strutture ciclicamente compresso e limitato, in genere, ai mesi estivi. «Tale allungamento – spiega - consentirà certamente di migliorare la competitività delle imprese turistiche e di favorire l’aumento delle giornate di lavoro per le maestranze impegnate nell’industria delle vacanze. Per le imprese che vorranno avvalersi dei benefici del bando – prosegue Matta - la Regione ha previsto la concessione di 600 euro per ogni contratto stagionale che comprenda il mese di settembre; 700 euro cumulabili con il contributo previsto per settembre, purchè il periodo di apertura copra tutto il mese di ottobre; 800 euro per contratto stagionale per il mese di novembre cumulabile con i contributi di settembre e ottobre; 1800 euro per contratto stagionale se l’assunzione decorre da febbraio».
L’iniziativa regionale, a giudizio della Cisl sarda, dovrebbe però contenere alcuni punti fermi: privilegiare l’imprenditoria che opera, risiede e paga le tasse in Sardegna; l’impresa dovrà essere in grado di dimostrare storicità negli atti e volontà di proseguire l’attività anche negli anni a venire; priorità alle imprese che non hanno contenziosi di natura contrattuale e/o retributiva; soprattutto precedenza assoluta alle imprese che occupano lavoratori residenti in Sardegna. Per la Cisl sarda, anche attraverso questo strumento, «si dovrà combattere il triste fenomeno del dumping sociale che alcune realtà imprenditoriali non solo favoriscono, ma adottano come sistema, assumendo lavoratori direttamente nei paesi d’origine, generalmente dell’Est europeo, con contratti e condizioni salariali e lavorative fissate in modo vincolante alla partenza e con clausole in vigore nei paesi d’origine, quindi molto spesso subumani. Per queste imprese, che commettono reati due volte, penalizzando i lavoratori sardi e ponendo condizioni disumane agli immigrati, il contributo non dovrà essere riconosciuto. La Cisl, anche attraverso le sue strutture, è disponibile a confrontarsi nelle sedi opportune per contribuire alla costruzione di regole certe e trasparenti, con l’ausilio degli enti bilaterali di settore, al fine di garantire il diritto al lavoro e la tutela delle condizioni di lavoro, così come i contratti nazionali italiani di settore hanno fissato ormai da decenni».
Commenti